L’utopia possibile di chi
crede nel riscatto di Messina
Alessandro Genitori
Parlare del collettivo “Quasivive” è parlare di un periodo della vita di molti messinesi che hanno visto uno dei tanti sussulti di una città che spesso sembra in procinto di un cambiamento che non arriva mai. Giorni di condivisioni, grandi amicizie sfumate, amori e rapporti che hanno resistito alle intemperie del tempo.
Tutto è nato da… una discarica abusiva, in un fatiscente cantiere abbandonato, l’ex Seaflight che si trova nella riserva naturale di Capo Peloro, dove le maree si incontrano ed Ulisse affrontò i suoi mostri. Ed è un mostro quello che macchia un panorama unico al mondo, diventato a sua volta meraviglia di struggente bellezza nel suo decadimento senza tempo.
E forse non tutti sanno, ricordano o vogliono ricordare cosa accadde in quel luogo di circa 10 anni fa… Un gruppo di giovani si ritrovò lì. Iniziarono a ripulire quella discarica. E venne un’idea. Quella di regalare alla città (e regalarsi) un momento di arte condivisa. Artisti da tutta la Sicilia e non solo si diedero appuntamento lì in una notte di autunno, che in Sicilia sembra ancora estate. E per una notte, una sola notte, esprimere la loro arte in un turbinio di prosa, fotografia, ballo e cultura.
Ero lì, come giovane giornalista della Gazzetta del Sud. In quelle settimane fui vittima di quella meravigliosa sensazione. Scattai foto, per raccontare la “morte” che costringe i giovani di tutte le età a scappare da quelle sponde, lasciando dietro di sé sensazioni di casa. Facendo il mio lavoro: cercare di raccontare quello che sentivo, vedevo, vivevo… Sono passati 10 anni da allora, e ancora quelle parole scritte in gioventù mi ricordano la terra che ancora oggi chiamo casa…
Gazzetta del Sud – 24 ottobre 2011
Il primo passo per poter sfregiare un luogo è far credere che in quel luogo non esiste un futuro. Una sensazione che spesso assale chi assiste giorno dopo giorno al degrado perenne presente in alcuni angoli di Messina. L’incredulità viene scemando, lasciando solo spazio ad una mera accettazione. Ma non è possibile sotterrare i sogni all’infinito. Alcuni vengono fuori, trovando terreno fertile in chi ancora ama la Sicilia. In chi ha sempre voglia di lottare per rendere possibile ciò che sembrava una semplice utopia. Non erano nemmeno una decina i ragazzi che alcuni mesi fa avevano iniziato a ripulire l’ex cantiere navale Seaflight. Giovani della “Rete no ponte” che ogni domenica, per tutto l’arco delle afose giornate estive, si ritrovavano a pulire, nonostante consueti atti vandalici in un luogo che era diventato una vera e propria discarica. Uno sforzo spesso frustrante, ma che non è morto nell’indifferenza. Con l’ausilio dei componenti di “MachineWorks”, degli artisti del gruppo “L’Arsenale”, con il sostegno del “Teatro Valle Occupato” e di altre decine di volontari, un’area che sembrava destinata ad altri anni di oblio tra contese politiche ha invece ripreso vita. Uno sforzo corale che è sfociato nel Collettivo Quasivive, un atto dirompente, la possibilità di usufruire di un luogo dove dedicarsi all’arte, con la possibilità di regalare alla città una serata di festa. Una possibilità data dalle varie componenti politiche e imprenditoriali di Messina, che dinanzi gli occhi pieni di genuina speranza degli organizzatori, hanno temporaneamente abbandonato gli antichi dissapori per permettere lo svolgersi dell’evento.
Grazie ad una serie di “piccoli miracoli” sono stati definiti dagli stessi membri del Collettivo Quasivive la serie di permessi e aiuti, e la festa ha potuto avere inizio. Alle 17 del pomeriggio, dalla piazzetta dell’Angelo di Torre Faro, centinaia di cittadini hanno seguito le parole del cantastorie Gianluca Cesale, che ha accompagnato il corteo fino all’ex cantiere che ha letteralmente preso vita. Occhi increduli hanno assistito a decine di performance. Balli, canti e strutture artistiche tra cui spiccavano le opere di Maria Rando e Francesca Borgia; senza dimenticare le istantanee dei giovani fotografi e una mostra dedicata alle opere incompiute presenti nel messinese. Una miriade di emozioni concentrate, rese possibili grazie all’esperienza della coreografa Giovanna Tedesco, alle musiche di Cesare Basile, senza dimenticare l’intramontabile amore della poetessa Maria Costa verso la città di Messina, presente anch’ella per cantare la storia di un luogo magico.
„Un luogo dove il sogno di pochi è diventato lo sforzo di molti per regalare alla città intera uno spazio libero.“
Un luogo dove il sogno di poche è diventato lo sforzo di molti per regalare alla città intera uno spazio libero. Tra mito e realtà, quel filo che ci porta ad un Colapesce stremato dallo sforzo di sostenere un pesante presente che continua a ledere ripetutamente la dignità della città, un territorio sfregiato da chi ha solo lucrato sulle meraviglie di una terra incredibile, verso un futuro che da ieri è meno cupo. In fondo per trasformare la frase “Quasi Vive” in un sogno, nella stupenda realizzazione di un luogo dove “Qua Si Vive”, basta creare un singolo spazio. Pochi millimetri che dovranno essere riempiti dai sogni e dallo sforzo di chi ama questa città. Di chi non vuole rinunciare a credere che a Messina si possa vivere!